La lettura di questo articolo non sarà facile come pensi. Nel tempo che ci impiegherai, verrai interrotto almeno un paio di volte: una per dare un’occhiata al tuo smartphone e un’altra perché rapito da qualche pensiero passeggero (una scadenza, un ricordo, un desiderio). Niente di cui preoccuparsi.

E’ il nostro modo abituale di funzionare: saltare continuamente da una distrazione all’altra.

In una società ostaggio di ritmi frenetici e distrazioni continue, sempre più persone decidono di rivoluzionare il proprio stile di vita.

Come?

Fermandosi un istante per prendere coscienza del momento presente.

Ed è subito mindfulness!

La piena consapevolezza nell’apertura

Scopo di tutte le pratiche mindfulness è quello di farci entrare in uno stato di piena consapevolezza, una situazione in cui siamo pienamente presenti a noi stessi e all’ambiente che ci circonda.  Esistono centinaia di definizioni di questo stato, alcune legate a tradizioni religiose, altre più di stampo medico-scientifico, ma in tutte è possibile rintracciare gli stessi elementi: 

  • La piena consapevolezza si vive riportando l’attenzione al momento presente. 
  • È uno stato aperto all’esperienza del qui ed ora.  
  • È uno stato di sospensione del giudizio con una connotazione empatica. 

Fermarsi un istante

Ricordi l’ultima volta che hai fatto il percorso casa-lavoro? Sono certo che avrai passato quasi tutto il tempo a pensare a cosa ti aspettava una volta arrivato in ufficio e/o cosa hai fatto (o avresti dovuto fare) prima di uscire; oppure hai spinto il tuo “sguardo mentale” ancora più lontano, immaginandoti già in vacanza o ripensando ai “bei tempi andati”. Ad ogni modo non stavi certo prestando attenzione all’esperienza che stavi facendo in quel preciso istante, ossia quella del percorso casa-lavoro.

  Lo stesso accade quando siamo finalmente arrivati alla nostra scrivania e siamo di fronte al nostro amato-odiato pc: leggiamo email, smanettiamo su excel, rispondiamo al telefono, cazzeggiamo su internet … tutto contemporaneamente. 

È arrivato il momento di fermarsi un attimo. 

Perché è solo fermandoci dall’incessante vagare della nostra mente che possiamo riportare la nostra attenzione al momento presente ed essere pienamente consapevoli. 

Prendersi una vacanza

Spesso si ha una concezione della pratica meditativa come di uno stato di profonda concentrazione volta alla creazione di un qualche stato di vuoto mentale in cui i pensieri “si fermano”.

Tale pratica è possibile, ma è molto meno benefica di quanto si possa credere, anzi! Può risultare particolarmente stancante e persino stressante. 

Qui, su unstoppable mindfulness, si promuove un approccio basato sulla piena consapevolezza nell’apertura: uno stato in cui lasciamo andare tutte le nostre fissazioni, i nostri limiti, le nostre resistenze per vivere l’esperienza del momento presente così com’è, in maniera aperta, in totale libertà.  

Capisco che tutto ciò possa sembrarti un po’ assurdo all’inizio e magari metterti anche un po’di paura: è normale, perché la nostra mente è abituata a fare esattamente l’opposto, ossia vivere in uno stato di fissazione, di nevrosi, di stress … in sostanza – per citare Giulio Cesare Giacobbe – a farsi le seghe mentali. Ma le seghe mentali sono il contrario dell’apertura mentale. Sono energia sprecata in molteplici fissazioni, credenze e pregiudizi che ci impediscono di vivere appieno ciò che ci circonda, che ci fanno pensare alle ferie quando siamo a lavoro e al lavoro quando siamo in ferie. 

La distrazione, l’essere con la testa tra le nuvole, il cazzeggio, hanno dei costi energetici molto più alti di quelli che si tende a credere: sono quelle cose che ti fanno arrivare stanco morto alla fine della giornata, che ti fanno buttare ore e ore della tua vita (che non torneranno mai più) e che possono portarti ad uno stato di insoddisfazione o, persino, di depressione. 

Per questo si parla di piena consapevolezza nell’apertura e mi piace considerare i momenti dedicati alla mindfulness come dei veri e propri momenti di vacanza. Bastano pochi minuti di piena consapevolezza per recuperare le energie mentali, liberarsi gradualmente dallo stress e ritrovare il giusto spirito per affrontare il lavoro e vivere meglio il tempo libero. 

E per prendersi una vacanza di questo tipo non è necessario prenotare voli o alberghi; non serve nemmeno prendersi delle ferie!

Basta restare qualche minuto seduti, comodi e prendere coscienza del respiro e delle sensazioni del corpo.

Lascia andare

Arrivati a questo punto non resta che spiegare cosa dobbiamo fare con tutte queste seghe mentali. 

Abbiamo parlato dell’importanza di fermarsi qualche istante per “staccare” dal turbinio di cose che accadono dentro e fuori la nostra mente, abbiamo accennato all’apertura come elemento fondamentale della piena consapevolezza e rimedio alla chiusura-fissazione in cui la nostra mente vive abitualmente, ora vorrei illustrarti come vivere quest’esperienza di apertura.  

È più facile a farsi che a dirsi. Se hai fatto l’esercizio di prima avrai notato che assieme a uno stato di sottile beatitudine, affiorano nella tua mente montagne di pensieri e distrazioni. E forte è la tentazione di afferrarne qualcuno e farsi portare via in un lungo trip mentale. Ma quello che dobbiamo fare non è partire per una destinazione che sta solo nella nostra testa, ma prenderci una pausa, letteralmente. E per farlo dobbiamo imparare a lasciare andare

Cosa significa? Lo spiega bene questo aneddoto tradizionale: 

“Un giorno due monaci buddhisti stavano facendo ritorno al loro monastero, camminando in silenzio. 

Giunti alla riva di un fiume, notarono che non c’era il barcaiolo che solitamente li traghettava all’altra sponda. Attesero a lungo ma questi non si fece vivo. 
Nel frattempo, giunse una giovane donna che analogamente si mise in attesa del barcaiolo per attraversare il fiume. 
Cominciava a farsi buio, per cui i monaci pensarono che non era più il caso di aspettare e decisero di attraversare il fiume da sé. 

Vedendo però la donna in difficoltà, uno dei monaci si offrì di aiutarla e la portò sulle spalle mentre attraversava il fiume. Dopo la traversata, la donna ringraziò e i due monaci ripresero in silenzio il cammino verso il monastero.

A un certo punto, l’altro monaco interruppe il silenzio: «Come hai potuto fare una cosa del genere? Noi non dovremmo avere nessuna relazione con le donne, figurati poi toccarle o addirittura portarle sulle spalle!» 
Il monaco che aiutò la donna rispose:

«Io ho lasciato quella donna tempo fa, sulla sponda del fiume, ma tu, mio caro, la stai ancora portando con te».

Lasciare andare significa esattamente questo: non restare chiusi nelle proprie elucubrazioni di eventi passati o futuri, ma liberarsene e andare avanti! 

Ma attenzione: non sto dicendo che bisogna “fregarsene” delle cose e diventare delle persone indifferenti e menefreghiste, ma l’esatto opposto. 

Lasciare andare è un invito a superare le fissazioni, i propri attaccamenti, i rancori e i rimpianti, in modo da accogliere la novità del momento presente, del qui ed ora.

Pensa come potrebbe migliorare la qualità della tua vita in ufficio anche applicando solo questo comportamento. Lascia andare i torti subiti, lasciar stare le invidie, smetti di partecipare ai pettegolezzi sulle spalle dei colleghi (a proposito, sai cosa diceva Churchill di chi parlava male alle sue spalle?). 

Durante le pratiche mindfulness impariamo proprio a fare questo, a lasciare andare, a lasciar stare tutti quei pensieri apparentemente invitanti ma che non ci porteranno da nessuna parte; a lasciar stare tutte le distrazioni e le tentazioni (grattare un prurito, giudicare un rumore, pensare alla cena, ecc.), per restare in uno stato di apertura, di trasparenza, dove tutto passa e se ne va, lasciandoci liberi. 

Non giudicare

Lasciare andare fa rima con non giudicare, ossia col sospendere il giudizio, con lo smettere di dare un’etichetta a ogni cosa che vediamo, sentiamo, tocchiamo e pensiamo. Passiamo intere giornate a giudicare ogni singolo evento: dalla fastidiosa mosca che ronza intorno al PC al colore orribile dell’abito della collega… senza dimenticare quel noioso meeting di ieri e l’angosciosa scadenza di domani. Tutti giudizi che non aggiungono niente alla qualità del nostro operato e che non fanno altro che stancare la nostra mente dipingendo una realtà piena di minacce e brutture. Che stress! 

Arrivato a questo punto, che ne dici di finire questa lettura con un breve assaggio di mindfulness?

Proprio in questo preciso istante, dedica un momento all’ascolto del corpo.

Prendi coscienza della posizione, se è comoda o scomoda: senti se le spalle si sono irrigidite durante la lettura, se la schiena è dritta, se le mani sono calde, umide o fredde e … rilassale.  

Fai quindi un bel sospiro, un bel “aaah” di relax.

Resta per un minuto nelle sensazioni che il corpo ti offre in questo stato di quiete.  

Una volta terminato, lascia andare un sorriso.

Fammi sapere nei commenti come è andata!


    1 Response to "Mindfulness, l’arte di “staccare”"

    • Stefano S

      Complimenti, ottimo inizio!

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